Le fortificazioni dello Stretto di Messina sono state realizzate dallo Stato Maggiore dell’Esercito sulla base dei progetti dell’Arma del Genio, partendo dal modello di fortificazione esistente all’epoca con artiglieria su postazioni fisse a coprire ampi settori di tiro.
Il modello che ne deriva è molto semplice ed essenziale, e nel caso dello Stretto di Messina, utile a fronteggiare l’attacco dal mare. Sfruttando la naturale conformazione delle due sponde dello Stretto, con i Peloritani sul versante siciliano e le pendici dell’Aspromonte sul versante calabrese, si decide di rendere le fortificazioni completamente invisibili dal mare e di proteggere in modo tradizionale le parti retrostanti con fossati, caponiere e ponti levatoi. La particolarità di queste fortificazioni è data dalla perfetta simbiosi tra ubicazione delle strutture e situazione ambientale che fa si che, oggi, tutte le fortificazioni risultino ubicate in punti panoramici privilegiati di un tratto di mare unico nel suo genere, coniugando perfettamente l’esigenza di avere strutture invisibili dal mare per contrastare l’assalto nemico, ma allo stesso tempo strutture efficaci e di facile manutenzione. Il materiale da costruzione è pietrame locale sbozzato, mattoni e nel versante siciliano, anche pietra lavica.

All’interno della rete dei forti possiamo identificare diverse tipologie di batterie:

  1. Batterie di grande dimensione – MATINITI SUPERIORE (SIACCI), BATTERIA POLVERIERA (MASOTTO): fortificazioni di grandi dimensioni e dotate di numerosi ambienti interni utilizzabili con capacità quindi di ospitalità di truppe. Hanno una forma in pianta trapezoidale con la giustapposizione a monte di una sagoma triangolare, circondati tutti intorno da un profondo fossato dotato di robuste murature. Queste batterie sono state realizzate nelle posizioni più elevate su pianori naturali e presentano notevoli e numerosi ambienti ipogei. Avevano una capacità di tiro notevole con 10 bocche di fuoco e avevano una capienza da 450 a 1000 uomini di truppa.
  2. Batterie di media dimensione – MENAJA (CRISPI), MONTE GIULITTA (SCHIAFFINO), MONTE GALLO (CAVALLI), S. JACHIDDU, SERRA DELLA CROCE, MONTE DEI CENTRI sul versante siciliano; MATINITI INFERIORE, POGGIO PIGNATELLI, PENTIMELE NORD, PENTIMELE SUD, PIANO DI ARGHILLA’ (GULLI’) sul versante calabrese: è il modello più diffuso. Hanno forma quadrangolare con tre lati chiusi da un rilevato in terra ed il lato a monte protetto da fossato, caponiera e ponte levatoio. Rispetto a quelle di grande dimensione sono dotate di meno spazi e quindi anche la ricettività era molto contenuta. Quasi tutte queste batterie presentano il fossato su tre lati, mentre Matiniti inferiore, Poggio Pignatelli e Pentimele Sud sono completamente circondati dal fossato su tutti i lati.
  3. Batterie di piccola dimensione – OGLIASTRI in Sicilia e CATONA e TELEGRAFO (BELENO) in Calabria: hanno la caratteristica comune di essere in allineamento con batterie più grandi poste a monte, sono di dimensioni contenute ed hanno pochi elementi in elevazione. Ciò è dovuto alla loro posizione, molto vicina alla costa, costituendo di fatto un avamposto. Non hanno la piazza d’armi.
  4. Batterie di montagna – PIETRAZZA, PUNTAL FERRARO, MONTE DEI CENTRI, MONTE CAMPONE tutte sul versante siciliano: sono quelle poste sulle alture più elevate dei Peloritani ed hanno un impianto semplificato rispetto al modello di base. Hanno un corpo di fabbrica principale staccato dal muro di chiusura e dal fossato a monte, hanno un andamento rettilineo, un’unica rampa di accesso sul lato a monte.

 

Fonte: M. Lo Curzio, V. Caruso “La fortificazione permanente dello Stretto di Messina” edizione Edas